Avez vous resérvé une chambre, M'sieur?

sabato 27 marzo 2010

La caduta di Prévert

Al numero 118 degli Champs Elisées, l'ufficio 102 della Radio è detto l'acquario per via delle sue due larghe vetrate senza ringhiera che si aprono verso l'esterno.

Prévert ci arriva accompagnato da Alexandre Trauner per farsi intervistare in merito al film Le Petit Soldat.

Saluta i giornalisti presenti. Nella strada, la folla impaziente attende il passaggio di Marcel Cerdan, il pugile ritornato dagli Stati Uniti con il titolo di Campione del mondo.

Prévert, curioso, si avvicina e si appoggia alla porta-finestra che improvvisamente si apre. Vacilla e si schianta quattro metri più in basso, sul marciapiedi.



La caduta di un poeta

è il titolo dei fatti di cronaca del 13 ottobre 1948

"Il avait décidément la vocation de passer à travers les fenetres"

dirà Tanguy nel 1950.


Paul Grimault, realizzatore di fumetti, andrà a prendere l'amico all'uscita della casa di cura dov'era rimasto diversi giorni in coma e Maurice Henry, umorista d'ispirazione surrealista, gli dedicherà un piccolo disegno.

"Je vous salis, ma rue
et je m'en excuse"

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Doukipudonktan

Zazie dans le métro Doukipudonktan, se demanda Gabriel excédé. Pas possible, ils se nettoient jamais. Dans le journal, on dit qu'il y a pas onze pour cent des appartements à Paris qui ont des salles de bains, ça m'étonne pas, mais on peut se laver sans. Tous ceux-la qu m'entourent, ils doivent pas faire de grands efforts. D'une autre côté, s'est tout de même pas un choix parmi les plus crasseux de Paris. Y a pas de raison. C'est le hasard qui les a réunis. On peut pas supposer que les gens qu'attendent à la gare d'Austerliz sentent plus mauvais que ceux qu'attendent à la gare de Lyon. Non vraiment, y a pas de raison. Tout de même quelle odeur.


Macchiffastapuzza, si chiese Gabriel, arcistufo. Impossibile, mai che puliscano. Sul giornale c'è scritto che a Parigi non c'è nemmeno l'undici per cento di appartamenti col bagno, non c'è da meravigliarsi, ma ci si può lavare anche senza. Tutti questi che mi stan d'attorno, però, devo dire che mica fanno di gran sforzi. D'altra parte, perché dovrebb'essere una selezione fra i più lerci di Parigi? Non c'è motivo. È il caso. È assurdo supporre che la gente che sta aspettando alla Gare d'Austerlitz puzzi più di quella che aspetta alla Gare de Lyon. No, via, non ci sarebbe proprio motivo. Però, dico: ma che odore.


Doukipudonktan ?


Conoscete l’ortografia semplificata di Queneau ? Quella che ci dimostra come esistono, sia in francese che in altre lingue, una lingua scritta e una pronuncia parlata? I francesi scrivono: “Ce que tu as dit tout à l’heure”, ma dicono: “Skeutadittaleur”. Queneau mostra questo linguaggio parlato per permetterci di leggere le sue poesie così come le ha scritte :



J’écris quelques poèmes

qui valent je l’espère

ceux que j’élaborais

lorsque j’avais vingt ans

je les signais d’ailleurs

de la même façon

q-u-e-n-e-a-

u-r-a-i grec mond.



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Mon dieu, c'est tard, Jean!

"Una parte importante della mia opera - quella che ho riunito dapprima in Figure, poi nel volume Les portes de toile, ha come obiettivo non tanto di giudicare le opere d'arte, né di spiegarle, ma di darne una sorta di equivalente poetico.
Occorre una grande concentrazione: quando voglio evocare tale artista o talaltro, mi raccolgo, gli occhi chiusi, fino a che delle immagini nascono in me spontaneamente.

Non si tratta di immagini che riproducono direttamente le opere di questi grandi artisti, piuttosto di immagini indirette, allusioni, simboli puramente poetici, equivalenti verbali.
E' lavorando su questo, su queste metafore, che io costruisco la mia poesia.